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 Avellino - Rocchetta Sant'Antonio: ha un futuro?
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Davio
Capo Stazione

Lazio
1090 Messaggi

Inviato il 01/12/2006 :  12:22:19  Guarda il profilo di
Oppure di potrebbero effettuare collegamenti diretti con foggia o con potenza
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Giancarlo Giacobbo
Professional Senior(1° Aggiunto di Reparto)

Lazio
8117 Messaggi

Inviato il 01/12/2006 :  12:22:28  Guarda il profilo di
quote:
Messaggio di rosasera

..... Analogamente si potrebbe pensare a treni turistici tipo Napoli - Taurasi (per il vino) o Napoli - Bagnoli Irpino (per la zona sciistica del Laceno) o Napoli - Montella (per le castagne).



Trenitalia ti fa tutti i treni turistici che vuoi, basta che ci sia qualcuno che li paga. Se le amministrazioni locali si mettono daccordo per i festeggiamenti e sponsorizzano i treni, di sicuro li ottengono. Faccio un esempio a me vicino, le seconda domenica di settembre tutti gli anni c'è la festa del vino a Lanuvio in provincia di Roma che si trova lungo la linea per Velletri. Tutti gli anni a tempo debito il comune fa la richiesta per il treno a vapore da Roma. Lo paga in parte il comune e in parte il DLF che poi rientra nelle spese con i biglietti venduti. Ogni anno c'è il tutto esaurito. La stessa cosa credo che avvenga con i due treni delle castagne che si effettuano da Firenze e da Faenza verso Marradi. Dato l'afflusso di partecipanti, la manifestazione viene riproposta la domenica successiva. La disponibilità da parte di Trenitalia di solito c'è, ma se si pretende che questo venga fatto gratis, allora c'è da scordarselo.

Giancarlo
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Gemini76
Amministratore (Owner)

Lazio
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Inviato il 01/12/2006 :  18:38:36  Guarda il profilo di  Visita il Sito di Gemini76
Concordo con Giancarlo. I preventivi son altini ma non sono inavvicinabili per un'amministrazione comunale e magari con uno/due sponsor.Ovviamente la richiesta va fatta con largo anticipo...Considerando anche che nel centro sud il DL che ha il suo raggio d'azione per i mezzi storici è Roma Smistamento. Ignoro se per fare un treno a vapore da Avellino a Rocchetta,ad esempio, trenitalia si faccia pagare anche il disturbo di aver spostato la 625.017 da Roma ad Avellino..ma presumo proprio di si....L'alternativa più economica sono le corbellini che ha la DTR Molise (la DTR Campania mi sembra non abbia nulla di storico) che con un D345, possibilmente in livreo orignale, fanno la loro porca figura...ma anche una semplcie 668, se legata ad una manifestazione che giustifichi che la gente prenda il treno può andare bene.
SUl polo industriale...beh...la palla spetta ai lavoratori e agli enti locali...se d'inverno ci son queste difficoltà,perchè gli oeprai delle varie fabbriche non raccolgono una petizione da presentare a COmunie Trenitalia chiedendo un treno in certi orari?Io penso che se Trenitalia vede 100/200 firme un esperimento lo fa...

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n/a
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Inviato il 02/12/2006 :  14:09:47  Guarda il profilo di
sicuramente anke una vigliacca 668 per un treno turistico non fa brutta figura
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poseidon.79
Tecnico Circolazione (Capo Squadra Deviatori)

Campania
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Inviato il 02/12/2006 :  21:00:55  Guarda il profilo di  Visita il Sito di poseidon.79
Trenitalia ha annunciato innalzamenti di prezzi e chiusura di stazioni e biglietterie..La vedo male per stà linea.
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n/a
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1725 Messaggi

Inviato il 02/12/2006 :  22:00:03  Guarda il profilo di
mi linki il sito dove è annunciato? La vedo male anch'io
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Davio
Capo Stazione

Lazio
1090 Messaggi

Inviato il 02/12/2006 :  22:25:06  Guarda il profilo di
Forse è un'esagerazione, ma un tentativo per salvarla si potrebbe fare prolungando la circunvesuviana da baiano fino ad avellino (così finalmente ci creerebbe un collegamento ferroviario tra napoli ed avellino), così facendo la AV-rocchetta, (natualmente riammodernizzandola) con un'interscambio ad avellino si avrebbe la possibilià di andare a napoli, ma forse è troppo utopica come cosa
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Gemini76
Amministratore (Owner)

Lazio
36144 Messaggi

Inviato il 02/12/2006 :  22:47:23  Guarda il profilo di  Visita il Sito di Gemini76
Non diciamo ipotesi fantasmagoriche. E cmq ripeto per la 150ma volta, Trenitalia non può soppriemre linee, quanto alle biglietterie...ma avete visto le stazioni della Avellino - Rocchetta?

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poseidon.79
Tecnico Circolazione (Capo Squadra Deviatori)

Campania
572 Messaggi

Inviato il 03/12/2006 :  08:30:47  Guarda il profilo di  Visita il Sito di poseidon.79
No, la notizia l'ho sentita sul TG2 di stasera.
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n/a
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Inviato il 03/12/2006 :  17:50:56  Guarda il profilo di
se l'hanno detto a un tg nazionale è grave...come sono le stazioni della avellino-rocchetta? io so ke sono sperdute, piccole, maltenute, con eternit sui tetti...
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Gemini76
Amministratore (Owner)

Lazio
36144 Messaggi

Inviato il 03/12/2006 :  18:55:51  Guarda il profilo di  Visita il Sito di Gemini76
quote:
Messaggio di Stefano87

se l'hanno detto a un tg nazionale è grave...come sono le stazioni della avellino-rocchetta? io so ke sono sperdute, piccole, maltenute, con eternit sui tetti...



Si, appunto, che te chiudi?Mica ci stanno le biglietterie...Poi può anche darsi ceh trenitalia non intenda più fare treni su questa linea..nn resta che comprare il nuovo orario!

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Inviato il 03/12/2006 :  19:46:52  Guarda il profilo di
non credo perchè sul sito di trenitalia ho cercato al giorno 13/12 e c'erano isoliti trenni
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n/a
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Inviato il 04/12/2006 :  14:06:44  Guarda il profilo di
è vero ho provato anche io...
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poseidon.79
Tecnico Circolazione (Capo Squadra Deviatori)

Campania
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Inviato il 04/12/2006 :  16:54:06  Guarda il profilo di  Visita il Sito di poseidon.79
vero..
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Echinocactus
Ausiliario

Emilia Romagna
4 Messaggi

Inviato il 05/12/2006 :  10:30:13  Guarda il profilo di
Ecco un articolo comparso recentemente su "La Stampa" e riguardante L'Avellino-Rocchetta:
A passo d’uomo sul treno fantasma





Tre ore per coprire 120 chilometri, è il più lento d'Italia
ANTONIO MASSARI
Arriviamo ad Avellino alle 12,01, otto minuti in ritardo sulla tabella di marcia, ma in fondo che importa: al binario non ci aspetta nessuno. A parte il capostazione. Tratta ferroviaria Rocchetta Scalo - Avellino: 119 chilometri. E due passeggeri. La prima ci lascia di soppiatto: a metà strada. Il secondo scende al capolinea. Alla stazione di Avellino, Salvatore, conosce un po' tutti: pulisce ingresso uffici e sala d'aspetto. Dopo un periodo di solitudine c'è apparso come un miracolo: l'abbiamo visto salire alla stazione di Lioni. «Scusi, dove va?». «Ad Avellino». «Pendolare?». «Sì. Pulisco la stazione di Avellino». «Abita a Lioni?». «No. Pulisco anche quella». Ecco perché la chiamano ramo secco: a parte qualche studente, su questa tratta, non ci viaggia quasi nessuno.

La stazione nel nulla
Per essere un ramo secco, però, questa tratta ha radici molto salde. Fortemente voluta De Sanctis, la linea fu inaugurata il 27 ottobre 1895 ed è l'unica a congiungere la dorsale tirrenica con quella adriatica. Definirla un «ramo secco», poi, è un controsenso: la natura divampa rigogliosa a ogni curva, pare voglia entrare dai finestrini. Fuori c'è vita: è nel vagone, sui sedili in similpelle, che siedono i fantasmi. Lo capisci già a Rocchetta Scalo. Non c'è un bar, il paese dista tredici chilometri e persino l'acqua potabile singhiozza per mesi. Ai lati del binario puoi vedere i vecchi appartamenti: ancora negli Anni 80, qui abitavano ottocento persone. Adesso sono una trentina. Sotto la tettoia una viaggiatrice che aspetta: il treno è pronto a partire. Muso verde, vagone unico degli Anni Settanta con prima e seconda classe, modello 668 serie 18. Niente elettricità. Si viaggia con il diesel: due motori Fiat, a cinque marce, montati in serie. E' fatta. Ore 9,25: si parte. Sferragliamo nella foschia, scivoliamo in una tavolozza di foglie, che va dal giallo al rosso all'arancione, circondati da alberi e colline. Sulla destra scorre il fiume Ofanto mentre sulla sinistra, la passeggera, guarda fisso il suo cellulare: «Scendo a Lioni - dice - e di lì prendo un altro treno». Affianchiamo la stazione di Monteverde: vetri rotti, muri fatiscenti, nessun viaggiatore in attesa. Tiriamo dritto. E' una delle trentuno soste originarie. Questo treno, ormai, ferma solo in otto stazioni.

Per il resto: porte chiuse, vecchie lavagne senza più orari, muri senza più orologi. Dal finestrino vediamo un mandriano con quattro vacche, mentre l'Ofanto ora si para di traverso, e ci lasciamo alle spalle Conza della Campania con la sua stazione disabitata. A sinistra si fanno largo le prime zone industriali. Avrebbero potuto collegarle alla ferrovia, ma non l’hanno fatto. «L’industrializzazione», dice un ferroviere, «dovevano portarla a ridosso delle linee di comunicazione. Non solo quelle su gomma: anche quelle ferroviarie». A Lioni incontriamo l’unica stazione con un po' di personale. E' anche la sola con un paese intorno. In tutti gli altri casi, il centro abitato, dista almeno una decina di chilometri. Sale Salvatore, l'uomo delle pulizie, che s'accomoda in prima classe, dove i sedili sono in velluto. «Qui ci viaggia poca gente», dice, «a parte gli studenti che la mattina vanno a scuola». Ma il treno serve anche in altri casi. «Quando le strade gelano, e la viabilità diventa impossibile, qualcuno sale», racconta ancora il ferroviere. Quando c'è il sole invece no: «D’estate il treno si ferma per due mesi, tra luglio e agosto, ed è assurdo, perché qualche turista, un viaggio tra queste meraviglie, lo farebbe volentieri». E tra le (poche) possibilità di rianimare questa tratta, infatti, c'è l'ipotesi di farne un percorso turistico e gastronomico. Un tempo questi vagoni erano zeppi di merce. Intorno sfilano i vigneti dell'Aglianico e a Montella, un tempo, i contadini salivano con il loro carico di tartufi: «Li mettevano qui, dietro la cabina - continua - Quando ci penso sento ancora il profumo».

Altri fantasmi: dietro la cabina, ormai, c'è solo la valigia del macchinista. Più in là un altro macchinista sonnecchia sul sedile dopo il suo turno. «Su questa linea lavoriamo in sedici», ci spiega il ferroviere, «tra operai, capistazione e addetti alla manutenzione». sedici uomini per due passeggeri. Oggi è andata così. Intanto rallentiamo, un segnale ci obbliga a procedere a passo d'uomo, il passaggio a livello non è custodito e un operaio in tuta arancione, dalla strada, ci fa un cenno: possiamo procedere. Lasciamo Montella, il paradiso dei tartufi, e ci avviciniamo a Monte Marano, regno dell'Aglianico, dove troviamo un altro passaggio a livello senza barriere. Segue una stazione anonima: a Castelfranci non c'è rimasto neanche il cartello. Poi s'apre una meraviglia: il ponte Principe, sospeso nel vuoto, c'ingoia con la sua ragnatela di ferro ricamato. Pochi secondi di grande magia. Poi l'ennesimo segnale rosso: qualcosa non funziona nello scambio dei binari.


Una sola corsa
Il treno si ferma, il personale di bordo scende, un ferroviere si china a controllare. E' tutto a posto: si riparte. La sirena suona insistentemente nei pressi di un casolare: un signore esce dalla porta e saluta. E' un appuntamento fisso. Prima, però, l'appuntamento era più frequente. Da Rocchetta ad Avellino, c'è un'unica corsa. Fino a sei anni fa erano due. Negli Anni Ottanta erano otto. Risultato: quando saremo ad Avellino, questo treno, non tornerà indietro. Sola andata: niente ritorno. E ad Avellino manca poco. Ore 12,01: corsa finita. Due ore e trentasei minuti, per attraversare 119 chilometri e un gran pezzo di Storia. Ma la Storia è impietosa. Dicono che il «ramo secco» resti in vita solo per motivi strategico militari: è l'unico collegamento meridionale tra l'Adriatico e il Tirreno. Intanto il macchinista scende e saluta: «Ramo secco? Sarà. Ma è la linea cchiù bella c'aggio fatt mai». Il futuro di questa linea è tutt’altro che stabilito. L’unica certezza è che, per i criteri del trasporto moderno, l’Avellino - Rocchetta, ha ben poche ragioni di esistere. La soluzione, poposta dal comitato di sostegno della ferrovia, è trasformare il piccolo treno in un’attrattiva turistica: un modo alternativo di visitare un territorio ricco di potenziali attrattive come l’Irpinia. Altra ipotesi sarebbe usare la vecchia via ferrata per snellire il trasporto su gomma dei prodotti della zona.
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